“Kollaps”, il collasso, è il debutto di uno dei progetti più sconvolgenti, geniali ed innovativi apparsi nel panorama Rock dell’ultimo ventennio, gli Einstürzende Neubauten. Questa band influente e fuori dagli schemi fu creata nel 1980 a Berlino dal chitarrista Blixa Bargeld (futura spina dorsale dei Bad Seeds di Nick Cave) in collaborazione con alcuni giovani membri dell’avanguardia locale, tra cui le due artiste Beate Bartel e Gudrun Gut (che lasceranno il gruppo pochi mesi dopo), il chitarrista (allora quindicenne) Alexander Hacke e la coppia di percussionisti N.U. Unruh e F.M. Einheit, folli sperimentatori che forgeranno la timbrica dei primi lavori del gruppo. Nel 1981, dopo qualche singolo/EP d’assestamento esce per la Zick Zack questo “Kollaps”, primo prodotto di una ‘macchina’ inesauribile di grande musica. “Kollaps” ha poco a che fare con il Rock tedesco degli anni ’70 ed è già lanciatissimo negli esperimenti degli anni ’80; taglia i ponti con il kraut-rock degli Amon Düül, elimina la spiritualità della Kosmische Musik dei Popol Vuh e la componente onirico-spaziale dei Tangerine Dream, si allontana dall’elettronica con spunti mainstream dei maestri Kraftwerk e infine approda sui lidi scoperti pochi anni prima dagli sperimentatori inglesi Throbbing Gristle: è quella “industrial music” di cui gli Einstürzende Neubauten diverranno grandi protagonisti con il loro spirito avanguardista.
mettevano in scena all’epoca: eventi distruttivi, teatrali, in cui alla strumentazione Rock, ridotta all’osso (chitarra e voce), si sostituiva una strumentazione anomala, alternativa, praticamente fai-da-te. Tra martelli pneumatici, bidoni, trapani, attrezzi meccanici, barre metalliche e plastiche a percuotere acciaio e cemento, scarti della società industriale, Bargeld e compagnia de-costruivano il suono della musica, riducendolo a battiti, rumori, feedback, echi distruttivi, urla scomposte – i due percussionisti inventavano ritmi partendo dallo zero dei rifiuti prodotti da Berlino: è la creazione che nasce dall’annichilimento. Oltre alle basi percussive, il sottofondo (che in realtà non è background, ma attore principale!) dei vari episodi di “Kollaps” è il rumorismo sfrenato provocato dalle varie registrazioni e dall’utilizzo dei vari strumenti non convenzionali; ma ciò che più stupisce è come anche le musiche proprie del Rock vengano ridotte a ‘semplice’ minimalismo meccanico-industriale: è il caso ad esempio della chitarra, resa afona ed ossessiva, incapace di produrre accordi portatori di qualsivoglia profondità ed anzi appiattita a semplice propaggine metallica delle braccia di Bargeld.
La voce dello stesso Blixa suona filtrata e manipolata, anch’essa un prodotto dell’industria, della fucina automatica, della fabbrica: ogni lamento è un grido improvviso, espressionista, scomodo, capace di ridurre in frantumi qualsiasi emozione romantica e di plasmare invece un’atmosfera allucinata, da periferia degradata, da mondo post-moderno meccanizzato e sconvolgente. Perfetti esemplari del teatro Einsturzende Neubauten sono elaborazioni come l’estenuante titletrack “Kollaps”, otto minuti in un crescendo ossessivo guidato dai lamenti di Bargeld, la danza techno-tribale “Tanz debil”, il rumorismo totale di “Steh auf Berlin”, gli abbozzati schizzi pianistici di “Sehnsucht” e l'araldo “Negative Nein”: ogni secondo di un brano come questo mostra le potenzialità del suono di “Kollaps”, solo all’apparenza scarno, ma capace in realtà di mostrare le brutture e le sensazioni del mondo odierno attraverso i suoi stessi rumori, i suoi stessi suoni, le sue stesse architetture.
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